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GREEN PASS, USCIAMO DALL’EQUIVOCO

GREEN PASS: USCIAMO DALL’EQUIVOCO

Per green pass si intende un certificato digitale che serve a testimoniare una delle seguenti condizioni: la vaccinazione anti-Covid, la guarigione dal Covid, l’esito negativo a un tampone antigenico o molecolare. Il certificato vaccinale in sé risulta valido parzialmente in quanto chi è vaccinato può comunque contrarre il virus ed essere contagioso per gli altri. Il modo più sicuro per certificare una negatività è fare un tampone antigenico o molecolare.
Nello spettacolo dal vivo e nell’audiovisivo, laddove esistono condizioni in cui per compiere il proprio lavoro gli interpreti devono agire in deroga al distanziamento sociale e all’uso della mascherina, c’è il dovere di fare tamponi a tutte le attrici e gli attori. Essere in possesso del certificato vaccinale non può esonerare per nessuna ragione i datori di lavoro a far somministrare tamponi agli interpreti. Su questo non c’è ambiguità. Esiste un protocollo di sicurezza garantito dal Ministero della Salute e che noi di Unita abbiamo controfirmato che conferma esattamente quanto detto sopra.
Se qualcuno fosse vittima di un comportamento scorretto da parte dei datori di lavoro o anche solo a conoscenza di cattive pratiche che si stanno perpetrando (a danno sempre dei lavoratori) siete pregati di scrivere a unitasegreteria@gmail.com [1]. Lavoriamo per mantenere la più alta sicurezza sui posti di lavoro e scongiuriamo qualsiasi ombra di discriminazione. Qualora dovesse entrare in vigore un qualsivoglia obbligo di green pass per il settore privato, Unita sostiene fermamente che i costi dei tamponi debbano essere a carico dei datori di lavoro.